Quattro delle cinque settimane che ho passato qui a Modena l'ultima volta, le ho trascorse, per gran parte del tempo con Alessandra e con Rita.
Ci ritrovavamo dopo cena (qui si cena alle 18:30) per il caffè e per chiacchiere, racconti, aggiornamenti, confidenze e anche risate, lacrime, dubbi.
Durante il giorno era difficile incotrarsi perché ognuna di noi aveva le proprie terapie da fare, i propri appuntamenti da rispettare e poi le visite di amici e parenti…
Ma la sera era il nostro momento.
Rita è una signora di San Remo. Ha una figlia di 32 anni come me, ma nonostante la differenza di età, mi sono trovata molto bene con lei. E' simpatica, molto premurosa, alla mano, gentile. E' stato bello conoscerla, abbiamo condiviso tanti momenti. Rita è stata dimessa una settimana prima che dimettessero me. E' stata qui tantissimo, due mesi, ma adesso, nonostante il suo percorso non sia ancora finito, sta meglio. E, per fortuna, siamo rimaste in contatto.
Alessandra invece ha solo due anni più di me: 34.
Per una settimana circa siamo state anche compagne di stanza, ma anche quando non lo eravamo, passavamo parecchio tempo (notturno) insieme.
All'inizio ci siamo osservate, studiate, poi ci siamo avvicinate e abbiamo cominciato a conoscerci e a condividere tanto, tantissimo. Anche perché io e Ale abbiamo avuto un percorso abbastanza simile, soprattutto all'inizio della malattia e… ci capiamo! Ci capiamo su tutto. Sarà l'età, sarà quello che abbiamo passato, sarà che abbiamo caratteri simili, ma quello che lei dice… beh, anch'io lo penso e viceversa.
Alessandra è sposata e ha un bambino che a fine mese compie 4 anni. Suo marito è simpaticissimo e sua sorella di una dolcezza unica. Per non parlare della madre e della suocera: due persone squisite. Una bella famiglia davvero.
Una sera l'abbiamo passata sul letto di Ale a guardare le foto del figlio, da quando è nato ad oggi. Bellissimo. E non mi riferisico solo al bambino, ma anche a quel momento, a quella serata.
Un'altra sera invece l'abbiamo passata a confidarci. Su tutti i nostri dubbi, le nostre incertezze, le nostre paure. E quella è una serata che non dimenticherò mai.
Un'altra sera ancora, invece, l'abbiamo passata con suo marito e ci siamo divertite un sacco, ci siamo fatte veramente delle grasse risate.
Eh sì, perché con l'Ale si rideva e si rideva spesso! I momenti più divertenti erano i pranzi e le cene che ci facevamo tete à tete. Facevamo battute, si dicevano cazzate e si rideva, si rideva tanto.
Per non parlare poi di quando eravamo sotto effetto della morfina! Io, per fortuna, ne ho presa poca, ma lei la prendeva di continuo e… spesso e volentieri sparava cavolate assurde. Poi magari se ne rendeva conto e ci rideva, altre volte invece ero io che le dicevo "Ale, sì, ok, bella cazzata" "Ops, scusa, non farci caso" diceva lei e giù risate… Oppure a volte la lasciavo parlare perché mi rendevo conto che c'era ben poco da fare o dire.
La settimana in cui abbiamo condiviso la stanza è stata bella, ma a volte anche difficile.
Bella perché ci siamo conosciute di più e abbiamo stretto un bel legame. Abbiamo passato tanti bei momenti insieme, ho avuto modo di conoscere meglio la sua famiglia e poi avevamo il nostro rito mattutino: alle cinque e mezzo / sei, io mi alzavo, andavo alla macchinetta a prendere un thè per lei, un cappuccino per me, tornavo in stanza e ci facevamo la prima colazione sul suo letto. Bellissimo!!!
Però è stata anche una settimana difficile perché l'ho vista soffrire molto spesso. L'ho vista star male, l'ho vista peggiorare, l'ho sentita lamentarsi, l'ho vista piangere e per quanto io cercassi di aiutarla per come potevo, non era mai abbastanza. Ed è stato brutto, in alcuni momenti terribile. Poi stava di nuovo meglio, almeno un pochino e allora riprendevamo le nostre chiacchiere e le nostre risate, ma è stato difficile, veramente difficile.
E quando il 2 novembre mi hanno dimesso, Alessandra l'ho lasciata qui. Aveva ancora tante cose da fare, una terapia in corso e un percorso piuttosto lungo e difficile davanti a sè. Ma ci siamo salutate con la promessa di sentirci e di vederci. Abbiamo programmato diverse cose da fare insieme ed è stato brutto salutarci, brutto davvero.
Oggi io sono tornata qui, al policlinico di Modena. Mi hanno assegnato un'altra stanza, con un'altra signora, piuttosto sofferente, fra l'altro.
Alessandra non c'è. Alessandra non l'hanno dimessa. Alessandra non ce l'ha fatta. Alessandra è morta pochi giorni dopo le mie dimissioni. Alessandra non è qui con me. Alessandra ha finito di lottare. Alessandra non c'è, non c'è più. Più.