Ho il cancro. Il blog di una malata coccolata, viziata, amata, fortunata


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Aggiornamenti

Frequentavo un corso di formazione in "amministrazione del personale", ma ho dovuto ritirarmi perché ho trovato lavoro come commessa in un negozio vicino casa.

Ho lavorato una settimana, poi mi hanno rinnovato il contratto per un’altra settimana.

Mi trovavo bene e loro si trovavano bene con me. Tant’è che mi volevano rinnovare il contratto per alcuni mesi.

Durante la seconda settimana ho saputo che il prossimo intervento sarà alla fine di novembre-primi di dicembre, per cui ho dovuto dare le dimissioni per non lasciare il negozio nella merda proprio sotto le feste di Natale.

Son tornata disoccupata. E incazzata.

Ho fatto tutti gli esami di pre-ospedalizzazione. E’ tutto a posto, a parte il mio fegato che continua ad accusare ancora un po’. Ma pazienza.

Mi sono iscritta in piscina. La Figliaminore ed io cominceremo un fantastico corso di acqua gym. Ho un po’ di pensiero per la faccenda cuffia-amicabrown-testapelataoquasi, ma in qualche modo farò. Anche la faccenda costume-senidiversi-cicatrice mi spaventa un po’, ma sono sicura che troverò una soluzione anche per questo.

Ho parlato con Qualcuno. E Qualcuno ha parlato con me. Ci siamo detti TUTTO e… direi che siamo proprio ai ferri corti.

Stanotte la Mamy è svenuta quattro volte. L’ho aiutata, l’ho soccorsa e mi sono presa cura di lei. Ma mi son sentita terribilmente sola.

Ho cucinato per la prima volta in vita mia un ottimo (a parer mio!) riso ai funghi e dei funghi fritti con una pastella fantastica. Sono una cuoca provetta.

Credo di esser dimagrita un paio di etti, ma da domenica primo novembre sono ufficialmente e rigorosamente a dieta.

Leggo poco.

Piango troppo.

Per il resto tutto a posto.


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Il caos

Io sono agitata per natura, non c’è niente da fare.
Ferma non ci so stare.
Devo sempre fare (o pensare) mille cose.
Sono anche mooooooooolto inconcludente, ma questo è un altro discorso.

Dal 20 settembre sono tornata nuovamente disoccupata. Finito il contratto, arrivederci e grazie.
Mi ero ripromessa di non cercare lavoro perché a novembre dovrò fare il secondo intervento e quindi è inutile mandare curricula, fare colloqui, per poi dire "no, mi dispiace, non posso, ci avrei una cosuccia da fare".
E infatti non ho mandato curriculum.
Però ho fatto domanda per un corso di formazione gratuito in "Amministrazione del personale, paghe e contributi" della durata di due settimane a Firenze.
La mia domanda è stata accettata e lunedì ho cominciato.
Interessante. Mi piace. Troppo sintetico, è ovvio, ma costruttivo.
Insomma, un’ottima pensata: impiego il tempo e faccio qualcosa di utile, rivendibile in futuro.

Oltre al corso però ho girato un po’ di agenzie interinali (OVUNQUE!) per aggiornare il mio curriculum e in più sto facendo tutti gli esami di pre-ospedalizzazione in previsione dell’intervento famoso.

Ok. Direi che poteva bastare, no?
Le giornate erano già abbastanza incasinate, no?
No.

Farò dei corsi di inglese, francese, tedesco e spagnolo per dare una ripassatina a tutte queste lingue.
Farò dei corsi di contabilità per rinfrescarmi un po’ la memoria su roba fatta troooooooppi anni fa.
Da domani lavoro per 4 giorni come commessa in un negozio di abbigliamento a due passi da casa mia.
E devo ancora fare un po’ di analisi e accertamenti vari prima del prossimo intervento.

Forte, no?


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Un'altra meraviglia! Elisa & Giuliano!!! ;-)

http://www.youtube.com/watch?v=qCC5nFtpXIs

TI VORREI SOLLEVARE

Mi hai lasciato senza parole
come una primavera
e questo è un raggio di luce
un pensiero che si riempe
di te

E l’attimo in cui il sole
diventa dorato
e il cuore si fa leggero
come l’aria prima che il tempo
ci porti via
ci porti via
da qui
Ti vorrei sollevare
Ti vorrei consolare
Mi hai detto ti ho visto cambiare
Tu non stai più a sentire
per un momento avrei voluto
che fosse vero anche soltanto
un po’
Perchè ti ho sentito entrare
ma volevo sparire
e invece ti ho visto mirare
invece ti ho visto sparare
a quell’anima
che hai detto che non ho
Ti vorrei sollevare
Ti vorrei consolare
Ti vorrei sollevare
Ti vorrei ritrovare
vorrei viaggiare su ali di carta con te
vorrei sapere inventare
sentire il vento che soffia
e non nasconderci se ci fa spostare
quando persi sotto tante stelle
ci chiediamo cosa siamo venuti a fare
cos’è l’amore
stringiamoci più forte ancora
teniamoci vicino al cuore

Ti vorrei sollevare
Ti vorrei consolare
e viaggiare su ali di carta con te
sapere inventare
sentire il vento che soffia
e non nasconderci se ci fa spostare
quando persi sotto tante stelle
ci chiediamo cosa siamo venuti a fare
cos’è l’amore
stringiamoci più forte ancora
teniamoci vicino al cuore
vorrei viaggiare su ali di carta con te
vorrei sapere inventare
sentire il vento che soffia
e non nasconderci se ci fa spostare
quando persi sotto tante stelle
ci chiediamo cosa siamo venuti a fare
cos’è l’amore
stringiamoci più forte ancora


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31 ANNI

Se parli di lealtà, onestà e sincerità, parli di lei.
Se parli di riservatezza, parli di lei.
Se parli di pigrizia a livelli impensabili, parli di lei.
Se parli di timidezza e atteggiamento scontroso all’inizio così come estroversione e atteggiamento socievole in un secondo momento, parli di lei.
Se parli di profondità di sentimenti, parli di lei.
Se parli di profondità di ragionamenti, parli di lei.
Se parli di testardaggine e orgoglio, parli di lei.
Se parli di Vera, Totale, Sincera Amicizia, parli di lei.

Buon compleanno Figliaminore.
Che i festeggiamenti abbiano inizio!!!
Ti auguro, VERAMENTE, millemila giorni come questo.

Mamy.


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Une tortue sur la croisette!!!

Settimana scorsa sono stata qualche giorno (da martedì a venerdì) in Costa Azzurra con la Figliaminore a trovare la mia Amica Roxi che vive e lavora lì.
Uhm.
Che volete che vi racconti?
Di quanto ci siamo divertite?
Di quanto abbiamo riso?
Di quanto è stato bello rivederla?
Di quanto mi è piaciuto andare qui, qui e qui?
Di quanto è stato divertente passare una giornata insieme ai nostri amici genovesi?
Di quanto è ganzo andare al Casino di Cannes e urlare per una vincita di pochi eurini?
Di quanto è ospitale la mia Amica che ha cucinato per noi e ci ha riempito di regali?
Di quanto non veda l’ora di tornarci?
Naaaaaaaaa.
Vi racconto che giovedì pomeriggio, nel bel mezzo del traffico di Cannes, la mia amata tartaruga è andata en panne e si è piantata a due passi dalla Croisette!
Il problema? La frizione, ma per come me l’aveva ventilata il meccanico francese, tutto sommato me la sono cavata discretamente, senza troppa spesa e tornando sana e salva in Italia.
Che culo eh?!?!

Ah, ci tengo a precisare che il giorno prima di partire per la Francia avevo portato la tartaruga dal meccanico a farla controllare e lui mi aveva detto: "TRANQUILLA, E’ TUTTO A POSTO".


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LUTTO A REPUBBLICA

Addio a Corrado Sannucci
inviato dalle mille passioni

Era stato anche cantautore e scrittore. Ha amato il calcio, il rugby e la politica. In un libro ha raccontato la sua malattia
di FABRIZIO BOCCA

Addio a Corrado Sannucci inviato dalle mille passioni

ROMA – Adesso che Corrado se ne è andato, non è il vuoto che si sente, non ancora – la sua scrivania è qui davanti ricolma di libri – ma la disperazione quella sì. Ci aveva davvero convinto che ce l’avrebbe fatta e che anzi alla fine del suo viaggio avrebbe indicato la strada a tutti quanti. Ci ha scritto un libro di successo sopra: "A parte il cancro tutto bene" (video). Un titolo volutamente ottimista, ma anche sarcastico come lo era lui. Quel titolo lo aveva rubato a un simpatico ragazzo del bar sotto casa dove andava a prendere il cappuccino tutte le mattine. E a cui Corrado si era affezionato per la sua bonarietà: "Allora dotto’, che si dice oggi di questa Roma?". Messo al corrente però di quanto gli stava accadendo, il barman aveva sorriso e risposto così, cercando di fargli forza alla sua maniera: "Beh, a parte il cancro tutto bene, no?" "Beh… sì, a parte questo tutto bene".

Per Corrado fu quasi un’illuminazione, ci aveva visto una profonda filosofia di vita e la sintesi perfetta della sua stessa storia. In quella singolare frase, così piena di vita, e nella sua famiglia, la moglie Maresa e soprattutto l’adorata piccola Olimpia – cui un giorno raccontò che i suoi globuli rossi avevano cominciato a starnutire e che pertanto non poteva più viaggiare… – aveva trovato la forza di lottare e di affrontare il cammino che lo aspettava.

Corrado Sannucci aveva cinquantanove anni – era nato nel 1950 a Roma – troppo pochi per andarsene. Ma aveva già vissuto tre vite: il cantautore, il giornalista, lo scrittore. E continuava a passare da una vita all’altra con la stessa naturalezza e velocità con cui raccontava una partita di calcio in notturna. Prima trascorreva tutto il tempo a commentare a voce alta le azioni, con giudizi spesso caustici, e poi in dieci minuti ecco l’articolo da trasmettere al giornale. Quasi sempre usciva dallo stadio scuotendo la testa: "Mamma mia, che spettacolo". Ha visto e raccontato così centinaia e centinaia di avvenimenti – non solo calcio – in qualunque parte del mondo. A Repubblica cominciò con i Mondiali di calcio a Mexico ’86. E così è andato avanti fino a ieri. Non aveva voluto nemmeno negarsi le Olimpiadi di Pechino, a costo di fare lì, sul posto, una trasfusione di sangue. "Accidenti questi cinesi, sono stati perfetti, ti farei vedere che posto all’avanguardia: sto benissimo adesso ci scrivo un articolo sopra. E poi si va a mangiare cinese".


Corrado aveva una cultura sterminata, un paio di armadi pieni di volumi rari, almanacchi, vecchie riviste. Sempre con un quotidiano aperto sotto il naso, divorava un giornale sportivo dalla prima pagina all’ultima breve. E commentava: "Ma guarda questo che tempo sui 400 ostacoli". Sannucci è stato uno storico dello sport, conosceva personaggi e storie incredibili, andava a caccia, che so, dei sopravvissuti al Mondiale del 1930. E più si andava indietro nel tempo, più lui sapeva. Bolt come Dorando Pietri. Sulla sua scrivania ha lasciato di tutto, anche i volumi "The complete book of Olympics" sempre pronti a essere consultati.

Non solo calcio. La sua grande passione era il rugby, praticamente lo portò di prepotenza a Repubblica, imponendolo. Cominciò a raccontarci le avventure del Sei Nazioni, i Mondiali in Sud Africa. E allo stesso modo amava la pallavolo eroica del periodo di Velasco, e la grande atletica. Gli piaceva raccontare le star ma anche e soprattutto le giovani speranze. "A Rieti ho visto un simpatico ragazzo che si chiama Howe, forte mi dicono. Ci facciamo un pezzo?". Era appassionato di scacchi: "Ma lo sai che in Ungheria c’è un ragazzo italiano che è un fenomeno? Che faccio, scrivo?". Ha scritto fino a poche ore fa: l’ultimo articolo per Repubblica un pezzo su Hiroshima e le Olimpiadi della Pace. Sul sito, ancora ieri, un intervento originalissimo sulla nazionale: una Cassaneide. "E mercoledì ne mando un altro".

Ma la prima vita di Corrado è stata quella di cantautore. Faceva parte della generazione impegnata degli anni 60 e 70, pensava davvero che con la chitarra si potesse cambiare il mondo. E lo credeva ancora. Da giovane aveva prodotto e composto Lp. Tanti pezzi che cominciò a cantare nel famosissimo Folkstudio di Roma; insieme a lui Pietrangeli, De Gregori, Venditti, Locasciulli. Il suo brano più famoso "La Caffettiera" dedicata al femminismo: una coppia sessantottina litiga per chi deve fare il caffè. Alla fine marceranno entrambi in corteo verso la cucina. La chitarra non l’aveva mai lasciata, continuava a scrivere e a fare progetti con Giovanna Marini. Una notte di tanti anni fa, chiuso il giornale, finimmo tutti in un buco trasteverino a bere e cantare: lo costringemmo a venirci dietro e cantare una canzonetta stupida, "Tropicana Ye" del Gruppo Italiano. Alla fine manca poco ci sfascia la chitarra in testa. La sua cassettiera è piena di cd e prove in studio.

Collezionava francobolli, controllava la posta di tutti a caccia di buste dove il timbro postale avesse mancato la mira. E quando accadeva restituiva la busta col buco. Sapeva scrivere bene, certo, e aveva una calligrafia ancor più bella. Aveva scoperto internet e il rapporto diretto con i lettori lo divertiva: tanti gli scrivevano mail e qualcuno lo raggiungeva direttamente al telefono.
Quando Sannucci non scriveva per il giornale o componeva musica, allora scriveva libri. Cominciando dal suo impegno politico. Uno su Lotta Continua, uno sulla decadenza del calcio italiano( La Notte del Calcio) affrontata in maniera molto singolare: all’uscita di Corea del Sud-Italia ai Mondiali del 2002 il protagonista si imbatte nella notte in un ubriaco con cui comincia a vagare e perdersi per Seoul. E poi l’ultimo libro: "A parte il cancro, tutto bene" era praticamente una missione. Il suo telefono in redazione non smetteva mai di squillare, tanta gente nelle sue stesse condizioni lo chiamava per avere un consiglio, per sapere come affrontare il percorso. Gli ospedali gli chiedevano conferenze, i convegni medici volevano che partecipasse. Nel libro racconta di essersi fatto fare da un gioielliere una piccola spilletta che riproduceva il minuscolo congegno di plastica che gli iniettava il medicinale. "Una delle più incredibili invenzioni dell’uomo. Tutte le persone nelle stesse condizioni dovrebbero portare questa spilletta. Per riconoscersi". Considerava la malattia quasi un club esclusivo. Da cui uscire a tutti i costi, ovviamente. Ma il sapere di poter aiutare gli altri era una cura a sua volta, non l’abbiamo mai visto una volta piangere o disperarsi o abbandonarsi. Tutti quando lo vedevano gli dicevano "Allora Corrado, ce l’hai fatta". E lui non disilludeva mai nessuno, forse nemmeno se stesso.

A maggio aveva voluto salutare tutti, alla sua maniera, allegramente, nella sua bella casa romana prima di fare un altro pezzo di strada del suo viaggio. Sembrava davvero indistruttibile. "A parte il cancro, tutto bene" davvero.

13 ottobre 2009


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“Perché ho messo il rossetto il giorno della mia mastectomia” di Geralyn Lucas ed. Tea

“Geralyn Lucas, ventisette anni, ha appena passato l’esame da giornalista e conquistato il lavoro dei suoi sogni, quando le viene diagnosticato un tumore al seno. Cadere nella disperazione è inevitabile. Anche perché ci sono troppe questioni che nessuno vuole discutere con lei, nemmeno il marito che è un medico: come sarà la mia vita dopo la cura? Sarò ancora attraente? Potrò avere dei bambini? Domande sacrosante, ma la questione più urgente, e Geralyn ne è ben consapevole, riguarda la nuda sopravvivenza. Ed è sorprendente, e incoraggiante, scoprire come Geralyn sappia far fronte alle proprie paure, come riesca a prendere le decisioni giuste. Il suo è un racconto insolito, impetuoso, aperto e toccante.”
 
Non si può dire “sì mi è piaciuto” o “no, non mi è piaciuto” di libri come questi. Sono storie vere e pertanto possiamo solo prenderle come tali e semmai dire “sì, mi ci rivedo” “no, non so che cosa voglia dire per me” eccetera.
E’ l’ennesimo libro che leggo sulla bestiaccia, è l’ennesima storia di una “collega”.
Molte volte esaspera certe situazioni, altre volte ne banalizza alcune. Ma ognuno vive la propria storia col proprio carattere, col proprio io. E non si può giudicare.
Io ho vissuto tutta questa brutta faccenda diversamente dall’autrice, ma non per questo posso dire che questo libro non mi abbia lasciato niente.
Soprattutto la speranza di avere un giorno anch’io dei figli… Ecco, questo lo vorrei tanto davvero.
La bestiaccia mi ha tolto tanto, troppo. Pian piano mi riprenderò alcune cose, mentre altre, ahimé, non me le restituirà più nessuno. Spero che la maternità sia ancora una cosa che potrò avere… un giorno…