Ho il cancro. Il blog di una malata coccolata, viziata, amata, fortunata


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Una settimana da urlo!

Con i i ritmi (da nulla-facente) che ho assunto da un (bel) pezzo a questa parte, la settimana che si è appena conclusa si può definire a dir poco sconvolgente!
Lunedì ero a Firenze e a Prato, martedì a Milano, giovedì a Pisa e a Livorno, venerdì a Prato.
Oh mio Dio… non starà per caso tornando la vera Anna staccato Lisa? L’Anna staccato Lisa staccato Agitata? Mah, vedremo… Mi sembra prematuro… 🙂

Comnque sia, vorrei soffermarmi un attimo su quel "martedì a Milano".
Sapete che cosa ci sono andata a fare?!?!
A fare una girata in macchina con la CdM?
Sì, anche, ma poi?
A trovare la tangenziale completamente intasata?
Sì, anche, ma poi?
A rischiare di arrivare tardi a causa del traffico e quindi rischiare di vanificare la nostra gita fuori porta?
Sì, anche, ma poi?
A trovare la bufera di neve al ritorno nel tratto Parma-Aulla?
Sì, anche, ma poi?
A rischiare di addirizzare una curva in autostrada a causa della nebbia e dell’assoluta mancanza di luci in quel cavolo di tratto di autostrada?
Sì, anche, ma poi?
Cacarsi sotto dalla paura per la responsabilità di avere una donna incinta a bordo?
Sì, anche, ma poi?

Uff… ok, ve lo dico: sono andata al Teatro degli Arcimboldi ad assistere alla registrazione della puntata di ZELIG che andrà in onda martedì prossimo.
FI-GHIS-SI-MO.


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33 ANNI

Buon compleanno Amica dai tempi delle scuole elementari, compagna di studi (la preparazione alla maturità sul divano di casa tua non la dimenticherò mai), compagna di pianti e "cazzate" per amore, compagna di canto, di teatro, di giri in macchina, di confidenze, di primi amori, di risate, di preghiere e campi estivi… compagna di vita.

Auguri "Irena", con tutto il mio cuore.


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Capelli

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Ho sofferto quando ho saputo che li avrei persi.

Ho sofferto quando hanno cominciato a cadere.

Ho sofferto quando non ne avevo nemmeno uno.

Ho sofferto quando ero costretta ad andare in giro con la mia Amicabionda.

Ho sofferto da cani per colpa dei capelli.

Ma ora godo, godo e godo.

Godo perché sono spuntati.

Godo perché sono tanti, molti più di prima.

Godo perché sono riccioluti e non mi importa se toneranno lisci come prima, intanto ora godo.

Godo perché chi se ne frega se sono più scuri di prima, il mio animo biondo è sempre dentro di me!

Godo perché sono tanti, sono belli, sono veri, sono miei.

E godo, godo da morire perché ha ragione la mia Amica Babybaby: sembrano i capelli di Ale.



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“Il tempo che vorrei” di Fabio Volo ed. Mondadori

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“I’ll trade all my tomorrows for a single yesterday: cambierei tutti i miei domani per un solo ieri, come canta Janis Joplin.” E’ forse proprio questo il tempo che vorrei.

Lorenzo non sa amare, o semplicemente non sa dimostrarlo. Per questo motivo si trova di fronte a due amori difficili da riconquistare, da ricostruire: con un padre che forse non c’è mai stato e con una lei che se n’è andata.

Forse diventare grandi significa imparare ad amare e a perdonare, fare un lungo viaggio alla ricerca del tempo che abbiamo perso e che non abbiamo più. E’ il percorso che compie Lorenzo, un viaggio alla ricerca di se stesso e dei suoi sentimenti , quelli più autentici, quelli più profondi.

Il nuovo libro di Fabio Volo è anche il più sentito, il più vero, e la forza di questa sincerità viene fuori in ogni pagina. Ci si ritrova spesso a ridere in momenti di travolgente ironia. Ma soprattutto ci si ritrova emozionati, magari commossi, e stupiti di quanto la vita di Lorenzo assomigli a quella di ciascuno di noi.”

 

Checché se ne dica di Fabio Volo, a me piace e neanche poco. Mi piace ciò che scrive e come lo fa. Mi piacciono le sue storie, semplici, ma verosimili e, per quel che mi riguarda, condivisibili.

Ho letto tutti i suoi libri e ogni volta è sempre meglio. La sua scrittura migliora, cresce, si fa più adulta e consapevole, senza però dimenticare il linguaggio e le caratteristiche proprie di noi trentenni.

Ed è di questo che spesso noi trentenni abbiamo bisogno: non solo di letture impegnate, ma anche di letture in cui riusciamo a riconoscerci, a immedesimarsi. Letture che ci facciano capire che i sentimenti, le emozioni, i dubbi che proviamo sono tipici della nostra generazione (e forse non solo…).

Un commento a parte sull’ultimo capitolo: l’ho letto e riletto mille volte. Mi piace da morire e ogni volta che lo rileggo ho sempre lo stesso pensiero che mi passa per la testa: mi piacerebbe riportarlo in scena. Sì.

Io faccio teatro da… ehm… una ventina d’anni… e quel pezzo mi piacerebbe da morire recitarlo.

Chi si offre per fare la parte di Lorenzo?!?! :-)